Vivevo in un incubo e volevo farla finita. Ma poi ho conosciuto la Cappa & Associati…

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“Non mi avete aiutato a vivere. Aiutatemi almeno a morire”.

Sono queste le parole con le quali una donna indebitata ci chiede aiuto.

Parole pesanti che sono pugni nello stomaco. Parole di una persona terrorizzata dal pensiero che le possano pignorare la prima casa.

A parlare è una signora poco più che 40enne, che chiameremo Maria per tutelare la sua privacy.

Diplomata ma senza lavoro, un figlio adolescente, un compagno disoccupato, la miseria che bussa alla porta, il pensiero ricorrente di farla finita.

La sua brutta storia è ambientata in un paese dell’entroterra maremmano.

 

“Ho bussato a tutte le porte. quelle principali e quelle secondarie. Le prime (sindaco, assistenza sociale, parroci, associazioni caritatevoli) hanno finito i fondi. Siamo troppi, c’è la crisi, anche loro hanno dei limiti. Le altre, prima di tutto i parenti, rispondono che ognuno ha i suoi problemi e che non possono fare nulla per aiutarmi”.

Maria ha perso il lavoro da un anno e mezzo, il suo compagno invece è stato licenziato di recente. Entrambi non percepiscono alcuna indennità di disoccupazione grazie ai “contratti” con i quali erano stati assunti.

Non hanno neppure gli ammortizzatori sociali.

 

“È così. Si sono interrotti i rapporti di lavoro ma non le rate del mutuo non pagate e che vanno ad accumularsi, il flusso di bollette e pagamenti. E per vivere si deve pur continuare a mangiare tutti i giorni, in qualche modo. C’è un quotidiano susseguirsi di necessità. E poi arrivano sempre i contrattempi: un mal di denti, le gomme della macchina usurate…”

 

Le utenze prima o poi le staccano se accumuli debiti

“L’Enel ci ha abbassato al minimo indispensabile la potenza. L’Acquedotto, dopo raccomandate e telegrammi ha mandato un operatore per chiuderci il contatore, i rubinetti. Anche il Comune ci ha fatto scrivere dall’avvocato di fiducia per la morosità sulle tasse scolastiche. La banca, invece, ci minaccia di pignorarci la casa se non riprendiamo a pagare le rate del mutuo”.

 

Quella davanti a me è una donna stanca e demoralizzata.

 

“Siamo tartassati quotidianamente con telefonate e lettere minatorie. Per ultima mi preoccupa la situazione con il condominio. Anche qui siamo fermi con le scadenze. Non abbiamo i soldi per pagare e anche l’amministratore ci minaccia di mandare la casa all’asta per recuperare i soldi che non riusciamo a dare. Ho provato a chiedere di rateizzare con 50 euro al mese ma non mi ascolta”.

 

Maria le ha provate tutte,
ma la situazione non ha fatto he peggiorare

 

“Ho venduto tutto l’oro che possedevo. Le ho davvero provate tutte ma adesso non ho più nulla da vendere”.

Maria non possiede più nulla.

Solo una vecchia utilitaria.

 

“Mi considero una persona normale, buona, dall’aspetto piacevole, che si è sempre data da fare. Con umiltà. Oggi non mi sento più neanche un essere umano, ho perso motivazioni e piango pensando a mio figlio, a quando dovrò spiegargli che per Natale non riceverà il mio regalo, che non sono più in grado di sfamarlo, vestirlo, comprargli l’occorrente per la scuola. Per questo sono arrivata al punto di chiedere aiuto per morire. Sì, proprio così. A quel punto, forse, si faranno avanti parenti, amici, persone in grado di aiutarlo e garantirgli una vita tranquilla, serena, normale”.

Il figlio di Maria è destinatario di una polizza-vita aperta alle Poste dalla madre pagando una cifra irrisoria, mensilmente.

 

“Non mi avete aiutato a vivere. Aiutatemi almeno a morire. Nel caso morissi riscuoterebbe 55 mila euro. Potrebbe studiare e vivere meglio di quanto non facciamo adesso. C’è un problema, però, un freno: non ci sarà liquidazione in caso di suicidio, altrimenti mi sarei già tolta la vita da sola da un po’. È la beffa che si aggiunge alla disgrazia di essere ridotti così. Devo sperare in un infarto, un male, oppure qualcuno che mi investe, che mi spara”.

Maria è sola.

 

“Qualche anno fa ho perso il mio babbo a cui ero legatissima. Il padre di mio figlio, invece, è morto quando lui ancora non aveva compiuto un anno. Credevo di avere già pagato il mio conto, invece il calvario continua. Fossi capace farei una rapina o mi sarei prostituita, ma un briciolo di autostima e dignità mi è rimasto. Per rispetto di mio figlio. Penso all’impatto con i suoi amici, a quanto è sensibile”.

 

La storia di Maria è la storia di migliaia di italiani che rischiano il pignoramento della casa perché, per un motivo o per l’altro, oggi si trovano con un debito più grande di loro sulle spalle, e non sanno cosa fare

Persone che la crisi, il lavoro o una malattia hanno ridotto sul lastrico e che, da un giorno all’altro, si sono trovate a dover fare i conti con problemi più grandi di loro.

Ne ho letti a migliaia sui giornali di casi così.

Madri, padri, figli, figlie, amici, parenti, vicini che arrivano a pensare a gesti estremi perché non sono in grado di vedere una via d’uscita ai loro problemi debitori.

Quello che voglio farti capire con questo blog è che non devi arrenderti perché un’uscita la si può sempre trovare.

 

È il caso di Giorgio, un imprenditore di Vercelli, che qualche anno fa ho aiutato a uscire dal pignoramento immobiliare a causa di una situazione debitoria veramente importante

Giorgio Tomalino era l’amministratore di una società immobiliare.

Qualche anno fa si era fatto abbagliare dalle promesse di quei corsi sugli investimenti immobiliari in cui alla fine però ti danno solo delle basi teoriche e superficiali, spacciandole per oro colato.

“Farai un sacco di soldi in pochi mesi” gli avevano promesso.

E invece si era andato a infilare in una trappola da cui non sapeva più come uscire.

Avendo un po’ di soldi da parte e potendo contare su delle ottime entrate che gli permettevano di ottenere finanziamenti importanti, aveva convinto una sua amica a partecipare ad un grosso e ambizioso progetto immobiliare.

Avevano costituito una società e acquistato uno stabile fatiscente in centro a Vercelli, da ristrutturare completamente, per ricavarne 14 appartamenti e 2 negozi da vendere.

 

Era il 2006 e la banca gli aveva concesso senza problemi un mutuo da un milione e trecentomila euro

Anche se era il periodo in cui davano soldi a chiunque, l’istituto di credito gli aveva chiesto fideiussioni personali che Giorgio e l’amica avevano dato senza pensarci troppo, visto che l’operazione aveva dei margini da capogiro.

L’ investimento ammontava a circa un milione e mezzo di euro tra acquisto e ristrutturazione e il prezzo previsto di rivendita raggiungeva quasi quota tre milioni.

All’epoca i prezzi erano alle stelle e Giorgio era sicuro che avrebbe venduto tutti i locali velocemente.

Ovviamente poi sono arrivati i guai.

Hanno cominciato a verificarsi un’infinità di problemi tecnici e strutturali, che hanno fatto lievitare i costi di circa il 25%.

Era ormai il 2009, la bolla immobiliare era scoppiata e nessuno era più disposto a pagare le cifre che speravano di incassare per quegli appartamenti.

La Banca, a causa di questo abbassamento dei valori e per via dei lavori che erano indietro rispetto al previsto, non ci eroga l’ultima tranche del mutuo.

Mancano i soldi per finire gli ultimi appartamenti. L’affare entra in stallo.

Per pagare la banca, cancellare le ipoteche e permettere la vendita, rimangono indietro con i pagamenti verso le imprese con cui stavano lavorando.

La Banca non gli da i soldi che servirebbero par pagare la conclusione dei lavori, vendere gli immobili e incassare i dividendi.

Le imprese di costruzione, che non si vedono più arrivare i pagamenti, se ne vanno.

Nessuno lavora più nello stabile.

Chi ci abita si lamenta degli ultimi lavori fatti in economia stanno creando alcuni problemi.
Le spese condominiali dei 5 appartamenti rimasti crescono, le rate del mutuo scadute si accumulano, i creditori piccoli e grandi diventano sempre più pressanti.

Giorgio è una bella persona. Si sente responsabile per gli altri. È mortificato dal fatto che ci siano persone che aspettano di essere pagate, e cerca di dare qualcosa a tutti per tamponare la situazione.

 

I garanti devono rispondere per i tuoi debiti con la loro casa

Allo stesso tempo si sente in colpa per la sua amica e socia che, pur non essendo responsabile di quello che sta succedendo, si trova con una fidejussione personale di centinaia di migliaia di euro sulle spalle, che mette la sua casa e la serenità della sua famiglia a rischio.

Inizia ad usare soldi personali per dare acconti alla Banca e ai vari creditori, man mano che minacciano ripercussioni.

Non sto qui a dire quanti soldi ha messo, ma sono veramente tanti. Buttati in quel pozzo tritadenaro che gli hanno causato debiti personali enormi verso l’Erario e che a un certo punto che non è più riuscito a pagare.

Come Maria, anche Giorgio le prova tutte per trovare una soluzione e uscire dai guai in cui si era cacciato.

Paga anticipi e parcelle ad:

 

  • Avvocati;
  • Consulenti;
  • Esperti di anatocismo / usura.

 

Sono tutti pronti a batter cassa sulla pelle del povero Giorgio, ma nessuno riesce ad aiutarlo in qualche modo

Altri soldi spesi per niente, gli ultimi.

Era ormai un anno che erano bloccati così, disperati e in trappola come topi, quando Giorgio scopre la Cappa & Associati.

All’inizio, scottato dalle precedenti esperienze, Giorgio non vuole fidarsi subito. E ci va coi piedi di piombo.

É comprensibile.

Incomincia a seguirci sul blog per vedere se eravamo i soliti millantatori e venditori di fumo.

Dopo qualche mese, mi chiede un appuntamento e mi spiega tutta la situazione.

Mi faccio dare una mole infinita di documenti che ho voluto visionare e studiare con attenzione prima di accettare l’incarico.

Negli incontri successivi mi fa intendere che, avendo un credito importante anche lui nei confronti della società, gli sarebbe piaciuto recuperare qualcosa dei soldi che aveva invesitito.

Lo guardo e gli dico: “Già le probabilità sono ridotte all’osso con i debiti che ci sono, se ti ci metti in mezzo anche tu, lasciamo perdere e ti tieni la situazione com’è, con tutte le conseguenze.”

Non era la risposta che voleva sentirsi dire, ma dovevo essere onesto.

 

Uno dei miei motti è: mai fare promesse che non sai di poter mantenere!

Quando, dopo aver analizzato i documenti gli ho comunicato l’obiettivo di chiusura che avevo in mente, Giorgio ha pensato che fosse pazzo, visto che le banche e i creditori avevano rifiutato offerte ben maggiori di quella che gli avrei proposto per chiudere tutti i suoi debiti.

In pochi mesi siamo riusciti a chiudere il debito di Giorgio, che ammontava a 520 mila euro, liquidandolo per soli 160 mila euro.

 

“Il modo che William e la Cappa & Associati hanno di fare le trattative è una cosa incredibile. Sanno usare le giuste leve e ottenere risultati che molti altri professionisti possono solo sognare. Seguiteli anche voi con fiducia e non ve ne pentirete.”

Giorgio Tomalino

 

Oggi Giorgio è un uomo libero dal pignoramento della casa e dai debiti

 

  • Libero dai debiti, libero di tornare a vivere sereno. Di essere padrone della sua vita.
  • Giorgio è pieno di speranza, senza più paura di affrontare il futuro.
  • Ha ritrovato la voglia di vivere e il sonno la notte.
  • Non si sente più perseguitato da banche e creditori. Ha spezzato quelle catene che lo tenevano prigioniero in fondo al pozzo.

É stato talmente contento del lavoro che abbiamo fatto assieme, che ha deciso di aiutare altri imprenditori come lui ad uscire per sempre dai debiti, iniziando a collaborare personalmente con la Cappa & Associati.

Se per qualsiasi motivo in questo momento ti ritrovi con dei debiti sulle spalle e non sai come uscire ti chiedo una sola cosa, col cuore in mano.

Non fare come Maria, non pensare a gesti estremi perché credi che nessuno possa aiutarti. Scegli di fare come Giorgio Tomalino e affidati alla Cappa & Associati.

Sono William Cappa lo specialista dello pignoramento della casa.

Se vuoi affidare i tuoi debiti ai più quotati esperti in Italia nel settore dello spignoramento, scarica subito il report Basta Debito scritto da William Cappa in persona e dopo averlo letto tutto contattaci per una consulenza gratuita.


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“Non mi avete aiutato a vivere. Aiutatemi almeno a morire”.

Sono queste le parole con le quali una donna indebitata ci chiede aiuto.

Parole pesanti che sono pugni nello stomaco. Parole di una persona terrorizzata dal pensiero che le possano pignorare la prima casa.

A parlare è una signora poco più che 40enne, che chiameremo Maria per tutelare la sua privacy.

Diplomata ma senza lavoro, un figlio adolescente, un compagno disoccupato, la miseria che bussa alla porta, il pensiero ricorrente di farla finita.

La sua brutta storia è ambientata in un paese dell’entroterra maremmano.

 

“Ho bussato a tutte le porte. quelle principali e quelle secondarie. Le prime (sindaco, assistenza sociale, parroci, associazioni caritatevoli) hanno finito i fondi. Siamo troppi, c’è la crisi, anche loro hanno dei limiti. Le altre, prima di tutto i parenti, rispondono che ognuno ha i suoi problemi e che non possono fare nulla per aiutarmi”.

Maria ha perso il lavoro da un anno e mezzo, il suo compagno invece è stato licenziato di recente. Entrambi non percepiscono alcuna indennità di disoccupazione grazie ai “contratti” con i quali erano stati assunti.

Non hanno neppure gli ammortizzatori sociali.

 

“È così. Si sono interrotti i rapporti di lavoro ma non le rate del mutuo non pagate e che vanno ad accumularsi, il flusso di bollette e pagamenti. E per vivere si deve pur continuare a mangiare tutti i giorni, in qualche modo. C’è un quotidiano susseguirsi di necessità. E poi arrivano sempre i contrattempi: un mal di denti, le gomme della macchina usurate…”

 

Le utenze prima o poi le staccano se accumuli debiti

“L’Enel ci ha abbassato al minimo indispensabile la potenza. L’Acquedotto, dopo raccomandate e telegrammi ha mandato un operatore per chiuderci il contatore, i rubinetti. Anche il Comune ci ha fatto scrivere dall’avvocato di fiducia per la morosità sulle tasse scolastiche. La banca, invece, ci minaccia di pignorarci la casa se non riprendiamo a pagare le rate del mutuo”.

 

Quella davanti a me è una donna stanca e demoralizzata.

 

“Siamo tartassati quotidianamente con telefonate e lettere minatorie. Per ultima mi preoccupa la situazione con il condominio. Anche qui siamo fermi con le scadenze. Non abbiamo i soldi per pagare e anche l’amministratore ci minaccia di mandare la casa all’asta per recuperare i soldi che non riusciamo a dare. Ho provato a chiedere di rateizzare con 50 euro al mese ma non mi ascolta”.

 

Maria le ha provate tutte,
ma la situazione non ha fatto he peggiorare

 

“Ho venduto tutto l’oro che possedevo. Le ho davvero provate tutte ma adesso non ho più nulla da vendere”.

Maria non possiede più nulla.

Solo una vecchia utilitaria.

 

“Mi considero una persona normale, buona, dall’aspetto piacevole, che si è sempre data da fare. Con umiltà. Oggi non mi sento più neanche un essere umano, ho perso motivazioni e piango pensando a mio figlio, a quando dovrò spiegargli che per Natale non riceverà il mio regalo, che non sono più in grado di sfamarlo, vestirlo, comprargli l’occorrente per la scuola. Per questo sono arrivata al punto di chiedere aiuto per morire. Sì, proprio così. A quel punto, forse, si faranno avanti parenti, amici, persone in grado di aiutarlo e garantirgli una vita tranquilla, serena, normale”.

Il figlio di Maria è destinatario di una polizza-vita aperta alle Poste dalla madre pagando una cifra irrisoria, mensilmente.

 

“Non mi avete aiutato a vivere. Aiutatemi almeno a morire. Nel caso morissi riscuoterebbe 55 mila euro. Potrebbe studiare e vivere meglio di quanto non facciamo adesso. C’è un problema, però, un freno: non ci sarà liquidazione in caso di suicidio, altrimenti mi sarei già tolta la vita da sola da un po’. È la beffa che si aggiunge alla disgrazia di essere ridotti così. Devo sperare in un infarto, un male, oppure qualcuno che mi investe, che mi spara”.

Maria è sola.

 

“Qualche anno fa ho perso il mio babbo a cui ero legatissima. Il padre di mio figlio, invece, è morto quando lui ancora non aveva compiuto un anno. Credevo di avere già pagato il mio conto, invece il calvario continua. Fossi capace farei una rapina o mi sarei prostituita, ma un briciolo di autostima e dignità mi è rimasto. Per rispetto di mio figlio. Penso all’impatto con i suoi amici, a quanto è sensibile”.

 

La storia di Maria è la storia di migliaia di italiani che rischiano il pignoramento della casa perché, per un motivo o per l’altro, oggi si trovano con un debito più grande di loro sulle spalle, e non sanno cosa fare

Persone che la crisi, il lavoro o una malattia hanno ridotto sul lastrico e che, da un giorno all’altro, si sono trovate a dover fare i conti con problemi più grandi di loro.

Ne ho letti a migliaia sui giornali di casi così.

Madri, padri, figli, figlie, amici, parenti, vicini che arrivano a pensare a gesti estremi perché non sono in grado di vedere una via d’uscita ai loro problemi debitori.

Quello che voglio farti capire con questo blog è che non devi arrenderti perché un’uscita la si può sempre trovare.

 

È il caso di Giorgio, un imprenditore di Vercelli, che qualche anno fa ho aiutato a uscire dal pignoramento immobiliare a causa di una situazione debitoria veramente importante

Giorgio Tomalino era l’amministratore di una società immobiliare.

Qualche anno fa si era fatto abbagliare dalle promesse di quei corsi sugli investimenti immobiliari in cui alla fine però ti danno solo delle basi teoriche e superficiali, spacciandole per oro colato.

“Farai un sacco di soldi in pochi mesi” gli avevano promesso.

E invece si era andato a infilare in una trappola da cui non sapeva più come uscire.

Avendo un po’ di soldi da parte e potendo contare su delle ottime entrate che gli permettevano di ottenere finanziamenti importanti, aveva convinto una sua amica a partecipare ad un grosso e ambizioso progetto immobiliare.

Avevano costituito una società e acquistato uno stabile fatiscente in centro a Vercelli, da ristrutturare completamente, per ricavarne 14 appartamenti e 2 negozi da vendere.

 

Era il 2006 e la banca gli aveva concesso senza problemi un mutuo da un milione e trecentomila euro

Anche se era il periodo in cui davano soldi a chiunque, l’istituto di credito gli aveva chiesto fideiussioni personali che Giorgio e l’amica avevano dato senza pensarci troppo, visto che l’operazione aveva dei margini da capogiro.

L’ investimento ammontava a circa un milione e mezzo di euro tra acquisto e ristrutturazione e il prezzo previsto di rivendita raggiungeva quasi quota tre milioni.

All’epoca i prezzi erano alle stelle e Giorgio era sicuro che avrebbe venduto tutti i locali velocemente.

Ovviamente poi sono arrivati i guai.

Hanno cominciato a verificarsi un’infinità di problemi tecnici e strutturali, che hanno fatto lievitare i costi di circa il 25%.

Era ormai il 2009, la bolla immobiliare era scoppiata e nessuno era più disposto a pagare le cifre che speravano di incassare per quegli appartamenti.

La Banca, a causa di questo abbassamento dei valori e per via dei lavori che erano indietro rispetto al previsto, non ci eroga l’ultima tranche del mutuo.

Mancano i soldi per finire gli ultimi appartamenti. L’affare entra in stallo.

Per pagare la banca, cancellare le ipoteche e permettere la vendita, rimangono indietro con i pagamenti verso le imprese con cui stavano lavorando.

La Banca non gli da i soldi che servirebbero par pagare la conclusione dei lavori, vendere gli immobili e incassare i dividendi.

Le imprese di costruzione, che non si vedono più arrivare i pagamenti, se ne vanno.

Nessuno lavora più nello stabile.

Chi ci abita si lamenta degli ultimi lavori fatti in economia stanno creando alcuni problemi.
Le spese condominiali dei 5 appartamenti rimasti crescono, le rate del mutuo scadute si accumulano, i creditori piccoli e grandi diventano sempre più pressanti.

Giorgio è una bella persona. Si sente responsabile per gli altri. È mortificato dal fatto che ci siano persone che aspettano di essere pagate, e cerca di dare qualcosa a tutti per tamponare la situazione.

 

I garanti devono rispondere per i tuoi debiti con la loro casa

Allo stesso tempo si sente in colpa per la sua amica e socia che, pur non essendo responsabile di quello che sta succedendo, si trova con una fidejussione personale di centinaia di migliaia di euro sulle spalle, che mette la sua casa e la serenità della sua famiglia a rischio.

Inizia ad usare soldi personali per dare acconti alla Banca e ai vari creditori, man mano che minacciano ripercussioni.

Non sto qui a dire quanti soldi ha messo, ma sono veramente tanti. Buttati in quel pozzo tritadenaro che gli hanno causato debiti personali enormi verso l’Erario e che a un certo punto che non è più riuscito a pagare.

Come Maria, anche Giorgio le prova tutte per trovare una soluzione e uscire dai guai in cui si era cacciato.

Paga anticipi e parcelle ad:

 

  • Avvocati;
  • Consulenti;
  • Esperti di anatocismo / usura.

 

Sono tutti pronti a batter cassa sulla pelle del povero Giorgio, ma nessuno riesce ad aiutarlo in qualche modo

Altri soldi spesi per niente, gli ultimi.

Era ormai un anno che erano bloccati così, disperati e in trappola come topi, quando Giorgio scopre la Cappa & Associati.

All’inizio, scottato dalle precedenti esperienze, Giorgio non vuole fidarsi subito. E ci va coi piedi di piombo.

É comprensibile.

Incomincia a seguirci sul blog per vedere se eravamo i soliti millantatori e venditori di fumo.

Dopo qualche mese, mi chiede un appuntamento e mi spiega tutta la situazione.

Mi faccio dare una mole infinita di documenti che ho voluto visionare e studiare con attenzione prima di accettare l’incarico.

Negli incontri successivi mi fa intendere che, avendo un credito importante anche lui nei confronti della società, gli sarebbe piaciuto recuperare qualcosa dei soldi che aveva invesitito.

Lo guardo e gli dico: “Già le probabilità sono ridotte all’osso con i debiti che ci sono, se ti ci metti in mezzo anche tu, lasciamo perdere e ti tieni la situazione com’è, con tutte le conseguenze.”

Non era la risposta che voleva sentirsi dire, ma dovevo essere onesto.

 

Uno dei miei motti è: mai fare promesse che non sai di poter mantenere!

Quando, dopo aver analizzato i documenti gli ho comunicato l’obiettivo di chiusura che avevo in mente, Giorgio ha pensato che fosse pazzo, visto che le banche e i creditori avevano rifiutato offerte ben maggiori di quella che gli avrei proposto per chiudere tutti i suoi debiti.

In pochi mesi siamo riusciti a chiudere il debito di Giorgio, che ammontava a 520 mila euro, liquidandolo per soli 160 mila euro.

 

“Il modo che William e la Cappa & Associati hanno di fare le trattative è una cosa incredibile. Sanno usare le giuste leve e ottenere risultati che molti altri professionisti possono solo sognare. Seguiteli anche voi con fiducia e non ve ne pentirete.”

Giorgio Tomalino

 

Oggi Giorgio è un uomo libero dal pignoramento della casa e dai debiti

 

  • Libero dai debiti, libero di tornare a vivere sereno. Di essere padrone della sua vita.
  • Giorgio è pieno di speranza, senza più paura di affrontare il futuro.
  • Ha ritrovato la voglia di vivere e il sonno la notte.
  • Non si sente più perseguitato da banche e creditori. Ha spezzato quelle catene che lo tenevano prigioniero in fondo al pozzo.

É stato talmente contento del lavoro che abbiamo fatto assieme, che ha deciso di aiutare altri imprenditori come lui ad uscire per sempre dai debiti, iniziando a collaborare personalmente con la Cappa & Associati.

Se per qualsiasi motivo in questo momento ti ritrovi con dei debiti sulle spalle e non sai come uscire ti chiedo una sola cosa, col cuore in mano.

Non fare come Maria, non pensare a gesti estremi perché credi che nessuno possa aiutarti. Scegli di fare come Giorgio Tomalino e affidati alla Cappa & Associati.

Sono William Cappa lo specialista dello pignoramento della casa.

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