Tasse e sentenze truccate e pilotate a Bari

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E’ stata la Procura di Bari a scoprire loschi affari che si nascondevano dietro all’emanazione di sentenze tributarie pronunciate dalle Commissioni provinciali e regionali.

I reati contestati sono numerosi (dalla corruzione in atti giudiziari all’abuso di ufficio, dalla truffa alla rivelazione di segreto d’ufficio, oltre che riciclaggio e truffa) ed hanno coinvolto “stimati” magistrati, avvocati, commercialisti e funzionari.

Il pm della procura di Bari Isabella Ginefra, contesta a vario titolo agli indagati, i reati di corruzione in atti giudiziari, infedele dichiarazione dei redditi, falso, rivelazione segreto d’ufficio, favoreggiamento personale, riciclaggio, abuso d’ufficio, millantato credito e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, truffa.

Tra i giudici spiccano i nomi di Francesco Paolo Moliterni, Francesco Ferrigni e Giovanni Carone. Oltre ad essi vi è da ricordare che già a maggio dello scorso anno erano scattate le manette per il presidente della Commissione Tributaria regionale Aldo D’Innella ed un altro componente di essa Oronzo Quintavalle.

Altrettanto di spicco sono i nomi dei commercialisti. Risultano infatti sotto procedimento penale l’allora presidente dell’ordine dei commercialisti di Bari Giorgio Treglia e il presidente dell’ANTI della Sezione di Bari Cosimo Cafagna (Associazione Nazionale Tributristi Italiani).

Sarebbe emerso, durante gli accertamenti, che a Bari alcuni imprenditori avevano subito verifiche fiscali della Guardia di Finanza nelle proprie aziende  e che risultavano sanzionabili per ingenti somme in relazione a gravi irregolarità amministrativo-contabili commesse, riuscivano a evitare il pagamento dovuto all’Erario attraverso l’elargizione di ‘regali ai giudici delle Commissioni Tributarie (Provinciale o Regionale) alle quali veniva presentato il ricorso. Ad assicurare la buona riuscita dell’operazione, l’intermediazione di avvocati e commercialisti.

Le indagini hanno inoltre accertato che delle sentenze favorevoli scattavano non sulla base alle effettive ragioni di fatto e diritto ma in virtù del pagamento di tangenti, un sistema su cui molte persone hanno lucrato illecitamente a grave danno di cui non si adeguava a questo sistema.

Il totale degli indagati è di quaranta persone.

Difenditi, perché puoi!

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Sono William Cappa lo specialista dello pignoramento della casa.

Se vuoi affidare i tuoi debiti ai più quotati esperti in Italia nel settore dello spignoramento, scarica subito il report Basta Debito scritto da William Cappa in persona e dopo averlo letto tutto contattaci per una consulenza gratuita.


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Il pm della procura di Bari Isabella Ginefra, contesta a vario titolo agli indagati, i reati di corruzione in atti giudiziari, infedele dichiarazione dei redditi, falso, rivelazione segreto d’ufficio, favoreggiamento personale, riciclaggio, abuso d’ufficio, millantato credito e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, truffa.

Tra i giudici spiccano i nomi di Francesco Paolo Moliterni, Francesco Ferrigni e Giovanni Carone. Oltre ad essi vi è da ricordare che già a maggio dello scorso anno erano scattate le manette per il presidente della Commissione Tributaria regionale Aldo D’Innella ed un altro componente di essa Oronzo Quintavalle.

Altrettanto di spicco sono i nomi dei commercialisti. Risultano infatti sotto procedimento penale l’allora presidente dell’ordine dei commercialisti di Bari Giorgio Treglia e il presidente dell’ANTI della Sezione di Bari Cosimo Cafagna (Associazione Nazionale Tributristi Italiani).

Sarebbe emerso, durante gli accertamenti, che a Bari alcuni imprenditori avevano subito verifiche fiscali della Guardia di Finanza nelle proprie aziende  e che risultavano sanzionabili per ingenti somme in relazione a gravi irregolarità amministrativo-contabili commesse, riuscivano a evitare il pagamento dovuto all’Erario attraverso l’elargizione di ‘regali ai giudici delle Commissioni Tributarie (Provinciale o Regionale) alle quali veniva presentato il ricorso. Ad assicurare la buona riuscita dell’operazione, l’intermediazione di avvocati e commercialisti.

Le indagini hanno inoltre accertato che delle sentenze favorevoli scattavano non sulla base alle effettive ragioni di fatto e diritto ma in virtù del pagamento di tangenti, un sistema su cui molte persone hanno lucrato illecitamente a grave danno di cui non si adeguava a questo sistema.

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